Intervista a Michele Bernetti Amministratore Delegato Umani Ronchi
Articolo tratto da Next 69
Dalle indagini di mercato emerge che il consumatore non è disposto a pagare un sovraprezzo per la sostenibilità. Che esperienza avete voi di Umani Ronchi e come avete approcciato questa sensibilità?
Nel mondo del vino ci sono aziende più o meno integrate verticalmente, come la nostra che parte dalla vigna e arriva alla bottiglia fino alla commercializzazione, e aziende che si occupano solo di alcune di queste fasi. Come realtà integrata abbiamo sicuramente una grande passione per il territorio che per noi è un elemento fondamentale che va rispettato. Questa è solo una parte della sostenibilità, ma è quella che ad esempio ci ha mosso a introdurre la coltivazione biologica in un’azienda che abbiamo rilevato a Roseto degli Abruzzi. Questa certificazione non è stata soltanto un’esigenza dettata dal marketing o dalla richiesta del consumatore finale, ma è stata più interna. Pensavamo che potesse essere un approccio più corretto da un punto di vista ambientale sia per la conservazione del territorio, che a tutela di chi lavora, utilizzando prodotti naturali piuttosto che quelli di sintesi più impattanti. Dopo questa prima esperienza in Abruzzo abbiamo convertito a Bio 50 dei 100 ettari nelle Marche, nella zona del verdicchio Classico e stiamo procedendo anche nei terreni restanti. Ci confrontiamo con mercati, in particolare quelli del nord Europa, in cui il bag in box viene richiesto proprio nell’ottica della riciclabilità e della sostenibilità.
Che investimenti ha in programma Umani Ronchi rispetto alle tendenze Bio e alla sostenibilità? Qual è la vostra agenda per i prossimi anni?
Il nostro settore ha performato abbastanza bene anche durante il Covid, perché il vino è uno di quei prodotti che si è continuato a consumare, magari con acquisti fatti al supermercato piuttosto che nei ristoranti. Questo ci ha dato una certa visione di ottimismo anche per i prossimi anni. Siamo un’azienda che investe molto e anche quest’anno abbiamo impegnato cifre importanti sia su sistemi di coltura delle viti che possano arginare i danni del cambiamento climatico, con minori necessità idriche, che su innovazioni nella catena produttiva. Stiamo attendendo che il Ministero dell’Agricoltura, primo in Europa, renda operativa la certificazione unica di sostenibilità per poter accedere a questo riconoscimento che sarà valido in tutto il mondo.
Se dovesse dare un suggerimento a Boxmarche in questa fase di spinta verso il futuro…
I nostri clienti internazionali apprezzano molto i nostri packaging realizzati da Boxmarche e ritengo che non sia facile trovare questa qualità negli altri paesi. Quindi il mio consiglio è quello di crescere sui mercati esteri.